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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/24/10 in tutte le aree
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Sicuramente tra le monete più studiate e ricercate del XIX secolo, anche se a lungo, quasi per un secolo, si pensò che la moneta fosse stata coniata in Francia, a Parigi. Non sembrando vero che il primato spettasse all'Italia, o meglio al Piemonte di aver dato origine alla moneta in oro decimale per eccellenza. G. Carboneri in uno studio del 1915 pone in fortissimo dubbio questa credenza, anzi con grande lucidità ne smonta ogni ragione, basandosi sui documenti presenti nell’archivio di Stato di Torino, e quanto presente, invece a Parigi, anche se sarebbe bastata l'attenta lettura di un decreto del 22 ventoso anno 9 Repubblicano (13 marzo 1801). Il documento è redatto in un periodo della Nostra storia dove l’influenza francese era totale ed assoluta, almeno in Piemonte: <Considerando che, mentre deve la Zecca coniare una quantità di monete d’oro, ogni ragion vuole, che vi sia impressa l'impronta repubblicana, e che tali monete abbiano nello stesso tempo un rapporto determinato colla moneta, che è la misura dei valori nella Francia; che nel far battere la moneta da 20 franchi, la quale rappresenti l’Italia liberata a Marenco, mentre riempie le accennate viste, il Governo soddisfa ad uno dei più sacri suoi doveri, quello di contrassegnare la riconoscenza nazionale alla Repubblica Francese, al Primo Console ed alle generose armate, che sotto ai di lui ordini combatterono per la libertà dell' Italia qui è tutto detto: 20 Franchi denominato MARENCO coniato a Torino. Il decreto a firma Carlo Bossi (Presidente del Ministero Straordinario del Governo Francese in Piemonte). < 1- verrà coniata nella Zecca Nazionale una moneta in oro del peso di denari 5.0.19 ed al titolo di 21.14 corrispondente in peso di Francia a grammi 6,41507 e titolo di 0.9 colla tolleranza di un grano e coll’impronto disegnato appiè del presente decreto. 2- Questa moneta porterà in nome di Marenco, e sarà ricevuta tante nelle Casse Nazionali, quanto nell’eseguimento dei contratti fra particolari per lire sedici, soldi diciassette, denari sei di Piemonte. > Ed ancora da quanto riportato dal Dewaminn : "Le Piémonte fut de nouveau et définitivement occupé en 1800 (victoire de Marengo, 14 juin 1800), et l'on frappa à Turin des pièces de 20 francs, qui portent la légende: L'Italie délivrée à Marenco (je ne sais pourquoi Marenco au liu de Marengo) et une jolie téte de femme casquée, et de pieces de 5 francs à la legende GAULE SUBALPINE; sur le revers des unes et des autres on lit: ERIDANIA pays baigné pae le Po, que les Latins appelaient Eridanus. Ces belles pièces, que rappellent les merveilleuses frappes de l'antiquité, sont des oeuvres du Graveur Lavy, dignes de la patrie des arts> Rimane sempre il perchè di “Marenco” , il tutto nasce, dall'incisore dei conii Amedeo Lavy, che nella dizione della legenda, sostiuice il luogo della battaglia con quello di un cognome assai comune in Piemonte, come l'inversione nel parlare quotidiano è frequente. Il decreto di emissione è stato scritto su modello del Lavy.1 punto
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Bello! MI sembra che l'esemplare non abbia circolato e che l'incisione sia piena. Ove non si leggono benissimo alcuni dettagli (alcune ciocche di capelli), penso sia dovuto ad un conio stanco o eventualmente all'illuminazione abbondante (eh lo so, che sono due cose diverse, ma non ho la moneta in mano! :P ). Qualche segnetto. Lustro di zecca. Nel complesso almeno SPL+ o SPL-FDC. Al rovescio, in basso a destra, troviamo la testa di levriero, simbolo dell'incisore generale, Jeaques-Jean Barre. Sono segnalate due varianti, una con l'orecchio del levriero alto e una con l'orecchio basso. Il tuo esemplare direi che appartiene al tipo "orecchio alto".1 punto
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questa la ho aggiunta alla collezione da poco che ve ne pare? l'ho trovata in mezzo alle lire :) :) peccato per il tumore1 punto
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Lo hai fatto lavorare troppo..:( Comunque, la conservazione è buona, il baffo è ok, c'è qualche graffietto, soprattutto al D/. Per me SPL+. P.S: Anche nella realtà ha questo colore? Saluti, Fuf.1 punto
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Aggiungo la seguente segnalazione bibliografica : U. MAZZINI "Di una zecca di Luni dei secoli sesto e settimo finora ignorata " in Miscellanea di Studi Storici in onore di Giovanni Sforza (Lucca 1920) pp. 620-39 Allego anche il mio esemplare , attribuito al vescovo Venanzio, vissuto a Luni nel VI secolo che ebbe, tra l'altro, intensi rapporti epistolari con Papa Gregorio Magno (540-604). La metrologia dei pezzi conosciuti, la particolare tipologia, l'assenza di riferimenti ad autorità imperiali e infine il metallo che più che mistura (cosi descritto nel MIR) sembra essere in realtà piombo, tutti questi elementi contribuiscono a distaccare fortemente tali emissioni da quelle congruenti del periodo inerente la loro circolazione. Non sono infatti emissioni longobarde (nel quale apparentemente non esistevano emissioni enee o in mistura (e anche l'argento era rarissimo); né tantomeno paiono emissioni bizantine (a meno che non si voglia identificarle come "tetarteron" locali. Appaiono nel panorama altomedioevale delle coniazioni italiane come un vero e proprio unicum talché sorge spontanea la domanda se non siano piuttosto da interpretarsi come tessere mercantili o emissioni autonome dei vescovi lunensi per sostenere il florido commercio navale della zona. In ogni caso le monete di Luni sono molto rare, e raramente compaiono in aste numismatiche, anzi ricordo un piccolo gruppo in una vendita di alcuni anni fa che mi fu riferito da esperti essere false. Diversi ottimi esemplari possono essere ammirati nel minuscolo ma interessante museo di Luni nei pressi dell'omonima antica città. numa numa1 punto
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La prima moneta (la E) è di Valente RIC IX - 15b - variante 14 - zecca di Siscia - coniata dal 367 al 375 d.C. Dritto: DN VALENS PF AVG busto con diadema di perline rivolto a destra Verso: SECVRITAS REIBVBLICAE Vittoria andante a sx con ghirlanda, in braccio una palma in campo a sx: stella sopra D in campo a destra: S esergo: A SIS C Ciao, Exergus p.s. Per le altre ti saprò dire, oggi non ho tempo.1 punto
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Allora, sempre secondo me, quella che ho detto M deve essere per forza una A, Quindi: Valentiniano I RIC IX - Siscia - 15a var 10 - D: DN VALENTINIANVS PF AVG V: SECVRITASREIPVBLICE Nel campo a sx: R Esergo: punto A SIS C ciao, Exe1 punto
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Anche se non sono un esperto rispondo lo stesso :) , secondo me si tratta di Valentiniano I, con al dritto: DNVALENTINIANVSPFAVG - busto diademato a dx, al verso SECVRITASREIPVBLICAE Vittoria andante a sx con ghirlanda e palma, mi sembra di vedere in esergo dot M SIS C, con R in campo a sx, zecca di Siscia, quella monetazione è un po' complicata, ci sono decine di combinazioni dei caratteri in campo e nell'esergo, devo guardare nelle tabelle del RIC.1 punto
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So che qualcuno sarà deluso da questa decisione (o peggio...), ma ieri sera ho avuto una piacevolissima conversazione telefonica con SB e abbiamo convenuto che lo spirito migliore di queste iniziative fosse proprio di rendere accessibile a tutti la possibilità di completare per quanto possibile la propria collezione. Spero che nessuno ce ne vorrà per questo. Detto questo sono in trepida attesa del NOSTRO ROTOLINO (come vedete inizio a parlare come SB :D ) di cui vi "posterò" una foto, dopodichè ne organizzeremo la distribuzione comunicandovi nomi, quantità (a occhio una per ciascuno) e pagamento. Nel frattempo se qualcuno avesse voglia di tenere d'occhio il sito della BCL, quasi tornato alla normalità, potrebbe anche scapparci un nuovo rotolino. Attualmente come già detto la coin card è esaurita, ma il rotolino è dichiarato "temporaneamente non disponibile". L'anticamera dell'esaurimento, certo, ma la speranza...1 punto
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Allora, dove eravamo rimasti? A si alla pizzetta , anzi, alle pizzette .....uhmm ottime..... :P Bene, tutto ebbe inizio quando approfondivo la questione del corso legale delle monete auree del regno di V.E.III, allo scopo di comprendere un'altra affermazione “di principio” secondo cui alcune di queste monete non avrebbero avuto corso legale. Anche su questo argomento ci sarà da scrivere qualcosa, anche se, prima di farlo, sarei curioso di conoscere come l'assunto viene motivato da chi lo sostiene e lo riporta nei cataloghi.....! Da un testo del 1866 (appartenente ad una collana giuridica intitolata “Il Filangeri”, noto filosofo e giurista del '700), salta fuori il testo, in francese, della Convenzione stipulata a Parigi il 23.12.1865 istitutiva dell'Unione Monetaria Latina e che, come è noto, riuniva dal principio il Belgio, la Francia, l'Italia e la Svizzera all'interno di un unico sistema monetario regolato da norme comuni. Non so se il testo di essa, in Italiano, sia già disponibile sul sito; se non lo fosse, farò in modo di postarlo a richiesta. Ebbene, l'articolo 10 della suddetta Convenzione, che è opportuno precisare, venne ratificata dal Parlamento del Regno d'Italia con Legge 21.7.1866 nr. 3087, divenendo pertanto legge dello Stato. all'art. 10 cosi stabilisce: La Convenzione istitutiva dell'Unione subì nel tempo dei rinnovi e revisioni, il cui testo ho recuperato da altri manuali. In particolare, sempre a Parigi, si stipulò in data 5.11.1878 un ulteriore accordo correttivo (nel quale compare anche la Grecia, che era entrata nell'U.M.L. fin dal 26.9.1868), che venne ratificato dal Parlamento del Regno d'Italia con Legge 1°.8.1879 nr. 5061. Nel testo ratificato della nuova convenzione (che, ricordo, è legge dello Stato), all'art. 11 si stabilisce ancora: Tale Convenzione si mantenne fino alla successiva revisione, che ebbe luogo sempre a Parigi il 6.11.1885. Anche se abbiamo superato la data che ci interessa (1882), le cui emissione sono pertanto regolate dalle norme convenzionali appena ricordate, mi pare opportuno riportare anche questo successivo accordo, che venne recepito nell'Ordinamento del Regno d'Italia con la Legge 30.12.1885 nr. 3590 e che, sempre con riferimento all'art. 10, stabilisce ancora una volta: Come vedete, la Convenzione istitutiva dell'U.M.L. nonchè i testi normativi dei successivi rinnovi, riportavano sempre l'obbligo per gli Stati aderenti di riprodurre sulle monete il millesimo di coniazione. Va rilevato come la Convenzione vigente durante la battitura delle 20 lire del 1882, sia stata particolarmente rigorosa sul punto, stabilendo la "conformità rigorosa con la data della monetazione". Non deve inoltre sorprendere che il 1882 sia risultato l'anno più prolifico dal punto di vista della coniazione aurea. Il motivo per cui nel 1882 si batterono monete d'oro per complessive £. 139.523.000 (1.129 esemplari da 100 lire ed il resto in "marenghi") era dovuto alla trasformazione di verghe d'oro e di monete auree non decimali, frutto del prestito di 644 milioni di lire richiesto ed ottenuto dal Governo Italiano all'estero, per fronteggiare la conversione in moneta metallica della carta moneta, all'indomani della Legge (7.4.1881 nr. 133) che aboliva il "corso forzoso". Una circostanza certamente inusuale (e che non si ripeterà più nella storia del paese....) che giustifica l'imponente coniazione di monete auree da lire 20 con quello specifico millesimo, scrupolosamente riportato in ossequio all'art. 11 della Convenzione monetaria Latina. Le mie carte sono in tavola; ora attendo i pareri contrari che, mi auguro, saranno sostenuti da elementi di fatto. Saluti. Michele1 punto
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... ma questa volta britannica! A prima vista uno dice: ma è banale! L'ennesima imitativa di un antoniniano di Tetrico con al verso qualche divinità oppure l'imperaore stante!1 punto
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A conferma della battitura del marengo nella zecca di Torino il dr. Giovanni Carboneri cita anche altri due autori : Engel e Serrane che cosi' scrivono nel loro trattato di numismatica En 1799 les troupes francaises furent chassees d'Italie ,mais la victoire de Marengo , en 1800 , retablit la republique piemontaise sons le nom de Gaule subalpine. Deux monnaies frappees a turin l' an 9 et l' an 10 et dont les coins , dus a Lavy , peuvent compter parmi les chef-d' ouvre de la gravure monetaire , rappelent ces evenements. La piece d' or de 20 francs , connu sous le nom de "Marenghino", port a l' avers une tete de Minerve casquee et la legende : - L'Italie delivree a Marenco -. Le reverse porte les mots : - Liberte , Egalite, Eridania - autour d' une couronne qui renferme , placees en trois lignes , les indications de le valeur et de l' annee republicaine (Traite de numismatique moderne et contemporaine , di A.Engel e R. Serrure parte II pag.680 ) A sostegno dell' emissione torinese sempre il Carboneri fa due considerazioni basate su alcuni documenti reali : In un verbale di ricognizione dell' attivo e del passivo della zecca torinese datato 5 giugno 1801 conservato nell' archivio di Stato a Torino e' scritto : "Rottami delle pezze marengo m. 1-2-1-4. L. 787-14-11". Questo presuppone che erano stati battuti a Torino questi marenghi essendo improbabile che fossero presenti degli scarti e rottami coniati da altre zecche e che potessero gia' figurare in bilancio dopo pochi mesi , il decreto di emissione risale infatti al 13 marzo del medesimo anno Infine nei rapporti annuali dell' amministrazione delle monete e medaglie di Francia non si fa nessun cenno del marengo e dello scudo subalpino , inoltre non risultano coniati da zecche francesi monete d' oro decimali nel periodo 1801-18021 punto
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